L'industria cinematografica è storicamente un'industria pesante, caratterizzata da un elevato consumo di risorse e da un impatto ambientale significativo. Nell'era dell'Antropocene, il cinema deve ripensare non solo le storie che racconta, ma anche il modo in cui le produce. L'ecocritica cinematografica non è più solo un'analisi tematica, ma diventa un imperativo produttivo.
L'Impronta Ecologica del Blockbuster
Le grandi produzioni internazionali generano tonnellate di CO2, tra spostamenti di crew, costruzione di set effimeri e consumo energetico dei data center per il rendering. Questo modello estrattivo è insostenibile. La transizione verso protocolli "Green Set" non è sufficiente se non accompagnata da una radicale revisione delle logiche produttive.
La virtual production (LED walls, real-time rendering) offre una parziale soluzione, riducendo la necessità di viaggi e location fisiche, ma sposta il problema sul consumo energetico digitale. La sfida è trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e sobrietà ecologica.
Narrare la Catastrofe (e la Speranza)
Sul piano narrativo, il cinema ha la responsabilità di immaginare futuri possibili oltre la distopia. Il genere "Climate Fiction" (Cli-Fi) spesso si limita a spettacolarizzare il disastro. Marte Studios propone invece una narrazione della "resilienza radicale": storie che non negano la crisi, ma esplorano nuove forme di adattamento e convivenza tra umano e non-umano.
Non abbiamo bisogno di più film sulla fine del mondo, ma di film che ci insegnino a sopravvivere nelle sue rovine.
Un'Etica della Produzione
L'ecocinema non è un genere, ma un metodo. Significa adottare pratiche di slow production, valorizzare le risorse locali, ridurre gli sprechi e calcolare l'impatto carbonico di ogni scelta creativa. È un ritorno a un'artigianalità consapevole, dove l'estetica non è separata dall'etica della sua realizzazione.
Riferimenti bibliografici:
Cubitt, S. (2005). EcoMedia. Rodopi.
Rust, S., Monani, S., & Cubitt, S. (Eds.). (2013). Ecocinema Theory and Practice.
Routledge.