L'Orrore Acusmatico: Rappresentare l'Irrappresentabile ne La Zona d'Interesse

Jonathan Glazer, con La Zona d'Interesse, compie un'operazione teorica radicale: rimuove l'orrore dal campo visivo per confinarlo interamente nello spazio sonoro. Il film non mostra mai l'interno del campo di concentramento di Auschwitz, ma ci costringe ad ascoltarlo incessantemente mentre osserviamo la vita bucolica e banale della famiglia del comandante Rudolf Höss, che vive dall'altra parte del muro.

La Banalità del Male in Alta Definizione

Visivamente, il film adotta un'estetica da "Grande Fratello": telecamere fisse, obiettivi grandangolari, luce naturale, nessuna estetizzazione. Osserviamo la quotidianità domestica con un distacco clinico. Questa scelta formale sottolinea la mostruosa normalità dei carnefici, la loro capacità di compartimentare l'esistenza ignorando l'apocalisse che si consuma a pochi metri dal loro giardino fiorito.

Il Sound Design come Protagonista

Il vero film, però, accade nelle orecchie dello spettatore. Il sound designer Johnnie Burn ha costruito un paesaggio sonoro terrificante fatto di rumori industriali, grida soffocate, spari lontani e il ronzio costante dei forni crematori. Questo "fuori campo" sonoro (acusmatico) è onnipresente e invasivo. Non possiamo chiudere le orecchie come possiamo distogliere lo sguardo.

Glazer dimostra che l'immaginazione è più potente della visione diretta. Ciò che costruiamo nella nostra mente ascoltando quei suoni è infinitamente più orribile di qualsiasi ricostruzione scenica.

Conclusione

La Zona d'Interesse è un film fondamentale non solo per la memoria storica, ma per la teoria del cinema. Ci interroga sulla nostra capacità di assuefazione all'orrore, sul meccanismo di rimozione che ci permette di vivere le nostre vite "normali" mentre, da qualche parte, il mondo brucia. Un'opera gelida, necessaria e indimenticabile.

Film: La Zona d'Interesse (2023)
Regia: Jonathan Glazer
Voto: ★★★★★

← Torna al Blog